Sticker art, appiccica qui, appiccica lì
C’è una voglia incontenibile di apparire nelle strade. Mi riferisco a quegli artisti che scelgono di imporsi sui muri urbani. Ci sono degli angoli che sembrano attirare più di altri, forse perché donano quella discrezione necessaria al rito artistico. Non solo la street art, ma anche la sticker art si sta diffondendo lentamente, con costanza. Un’arte ancora più fragile che il tempo e la pioggia staccano, e sbiadiscono. Tutto dura sempre meno, un post, un video, una storia su Instagram. Amori e lavori precari, si crede che tutto e tutti siano sostituibili. Crudele e falsa teoria.
Un gioco serio
Si gioca, come sempre, con le immagini e si mescolano icone eterne come quella del Discobolo di Mirone placcato da forze antisommossa (scalo San Lorenzo | Roma); altre volte sono i bambini i protagonisti, come nel caso di piazza Vittorio (Roma) dove forse puoi ancora vedere la bambina dal volto spaziale che tiene il libro dal titolo “in-finito”. C’è stato poi un caso che mi ha particolarmente colpito, quello di una vera e propria mostra fotografica su un muro di un palazzo, vicino Porta San Lorenzo (Roma). Qui le foto sono appiccicate come in una vera mostra. Chissà se si tratta di un autore rigettato dalle gallerie mondane o di un famoso autore che si diverte.
Pause estetiche
Non è solo la voglia di scardinare le logiche del mercato dell’arte, o di valorizzare un quartiere, rivalutandolo, né solamente la necessità di appropriarsi di uno spazio-vetrina, c’è qualcosa al di là della carta, della colla, delle linee e dei colori, un gruppo, una corrente che si insinua in un tempo quotidiano inaspettato: alla fermata dell’autobus, prima di entrare in un sotto passaggio, su una colonna, vicino a un bar e così via dicendo. Sono brevi attimi, appena sopra la superficie del muro fra le pause rubate alla vita di tutti i giorni.